Ascolto del corpo e coscienza delle passioni. Per interrompere la catena di nevrosi generazionali ci vuole più esercizio di etica che sfoggio di coraggio

di Francesca Guercio

L’arrivo delle feste natalizie è per un numero cospicuo di persone al di sopra dei 9 anni un’occasione di stress emotivo familiare. Gesù bambino o la tradizione pagana dei Saturnalia sembrano scuse plenarie per giustificare l’esposizione forsennata di  lucine intermittenti, scambi di regali e abboffate opulente. Rituali rigorosamente polarizzati in direzione di rentrée parentali a cadenza annuale, meno smaltibili dei datteri ricoperti di cioccolato dopo l’insalata russa.

Ma tant’è: l’imperativo delle tradizioni sembra più irrefragabile di un principio kantiano. “Natale con i tuoi…”, ripetevano forse già i bisnonni dei nostri nonni. E per interrompere la catena di nevrosi generazionali ci vuole più esercizio di etica che sfoggio di coraggio.

L’osservazione delle manifestazioni fisiche, per esempio, è un punto di partenza per qualche considerazione con esiti d’affrancamento.

Il corpo, non sapendo argomentare, esprime le proprie ragioni con accessi potenti. Ma le gastriti post-prandiali decimano i commensali secondo un ordine poco evidente.

Il corpo come relazione

«C’è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore sapienza» scrive Friedrich Nietzsche in Così parlò Zarathustra.

Rintracciamo testimonianze della validità di quest’affermazione quasi ogni giorno. Nelle tavolate familiari, tutti mangiano troppo e tutti le medesime pietanze eppure alcuni digeriscono con maggiore facilità.

Prestando appena un poco d’attenzione sarà semplice notare come non si tratti necessariamente dei membri del clancon gli stomaci più vigorosi. Ci sono poi quelli che stanno male a ogni occasione e altri che cedono o resistono a seconda delle annate. Il grado di coinvolgimento negli equilibri (o negli squilibri, che è lo stesso) del sistema familiare e la dinamica delle relazioni determinano le risposte del nostro corpo. Che non è mai una “cosa” ma un fascio di attinenze: soggetto che agisce nell’ambiente, oggetto che ne subisce le contingenze. Siamo, in ogni caso, parte del mondo che interpretiamo.

Un’ecologia parentale moralmente fondata

Proprio perché esperiamo il corpo nella sua inerenza con altro e con l’Altro in modo attivo e passivo, tuttavia, abbiamo difficoltà nel riconoscere alcuni confini. Che diventano palesi solo attraverso le infiltrazioni del malessere. Delle quali possiamo, pertanto, approfittare a nostro vantaggio.

La Consulenza Filosofica mette a disposizione una vasta letteratura di riferimento per orientarsi tra le domande esistenziali più semplici e onnipresenti. Favorendo l’elaborazione di risposte personali a partire dal confronto con modelli di pensiero fertili e flessibili perché sempre rigorosi e chiaramente argomentati.

Il filosofo olandese Baruch Spinoza, per esempio, ci provvede egregiamente di capisaldi utili alla creazione di un’ecologia parentale moralmente fondata. Che ci permetta di individuare “i nostri” così da trascorrere serenamente le feste!

Alcune formule della sua Etica dimostrata con metodo geometrico rappresentano un richiamo lungimirante.

Dagli atti di fede alla verità

Intanto, per liberarci da schemi di pensiero impersonali e gravati da sensi colpa cui ci atteniamo “per tradizione”, con atto fideistico. La cui validità per noi si sgretola alla prova di certe inutili sofferenze aggirabili con atti di responsabilità. E che però opacizzano la nostra visione della realtà impedendoci la manifestazione di sentimenti che, una volta espressi, comporrebbero un mondo affettivo più sano. Per Spinoza è evidente che gli atti di fede hanno il solo valore di spingere alla virtù gli animi semplici. L’ambizione più alta per l’uomo dev’essere tendere alla verità. E giacché è impossibile per la natura umana esimersi dagli “affetti” spetterà agli individui, almeno, cercare di comprenderli.

Gli “affetti” per il nostro filosofo razionalista sono sia le azioni, ovvero ciò di cui siamo la causa, sia le passioni, ovvero ciò che subiamo. Il corpo vi è primariamente coinvolto.

Libertà è coscienza dei meccanismi

Nella Parte III dell’Etica leggiamo:

Intendo per affetto le affezioni del corpo, dalle quali la potenza d’agire del corpo stesso viene accresciuta o diminuita, assecondata o impedita, e insieme le idee di queste affezioni.

Eludere le passioni è mera illusione perché equivarrebbe a pretendere di sottrarsi a leggi deterministiche che governano il mondo naturale. Nondimeno, il pregiudizio morale non può che impoverirci; solo l’indagine spassionata porterà a consapevolezza:

I sentimenti di odio, di ira, di invidia, eccetera, considerati in se stessi, procedono dalla stessa necessità e dalla stessa virtù della natura da cui procedono tutte le altre cose singole; e quindi riconoscono cause determinate, mediante le quali essi sono compresi, e hanno determinate proprietà, degne d’esser conosciute da noi esattamente come le proprietà di qualsiasi altra cosa di quelle della cui contemplazione ci dilettiamo.

La libertà non consiste nell’emancipazione dal meccanismo degli affetti, dunque, bensì dalla coscienza di esso.

Arrivano i nostri!

Mediare tra passioni e coscienza è lo scopo dell’individuo virtuoso; che vive secondo natura, in modo vigile. Perché l’adesione supina alle passioni non è che l’espressione di una cognizione sproporzionata della realtà. E si convertirà in condotta razionale non appena avremo, sulle cose, idee chiare e distinte.

Con questo spirito, dunque, scandagliamo i nostri sentimenti così da scoprirne la natura e la necessità. Riconosciamone i segni nel corpo. Passiamo al setaccio dei valori personali le «religïon che con diversi riti / le virtù patrie e la pietà congiunta / tradussero per lungo ordine d’anni». Che Ugo Foscolo mi perdoni il sacrilegio della citazione!

Individuiamo “i nostri” e assumiamoci la responsabilità etica di allontanare quanti non ci sono congeniale oppure di allontanarci da riti inopportuni. Sarà il dono più bello che facciamo a noi stessi e agli altri: una manifestazione di trasparente rispetto. E le festività natalizie diventeranno una gioia…

 

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